Il fenomeno Bitcoin divide gli esperti come non mai. Gli addetti ai lavori (economisti, esponenti delle banche centrali, operatori della finanza) sono quasi unanimi nel sostenere che si tratti di una bolla destinata a sgonfiarsi: il Bitcoin non avrebbe alcun valore o, se ce l’ha, sarebbe molto basso. Coloro che vengono dal mondo delle startup, delle nuove tecnologie sostengono invece che saremmo di fronte ad una rivoluzione con il Bitcoin che rappresenta la moneta del futuro. Addirittura parlano di ‘‘oro digitale’’. 

Andiamo ai fatti. Se rimaniamo fedeli al detto di Wall Street (‘‘i mercati hanno sempre ragione’’) dovremmo riconoscere che il Bitcoin non è una bolla. Il suo prezzo è rimasto abbastanza stabile sotto i 10.000 euro nell’ultimo anno e mezzo senza alcun segno di ‘‘sgonfiamento’’. C’è però un dato che non può non destare sospetto: l’elevata volatilità, negli ultimi tre mesi, senza alcuna ragione apparente, il prezzo dei Bitcoin è triplicato. 

Ieri Elon Musk ha annunciato di aver investito 1,5 miliardi di dollari in Bitcoin (a fronte di un mercato che sfiora i mille miliardi) e il suo prezzo è salito di seimila euro. Sicuramente c’è stato un effetto gregge dovuto all’essere guru del personaggio con tante persone che ne hanno seguito il suo esempio; Musk è stato però abile: ha anche fatto un annuncio che potrebbe avere influenzato il valore di Bitcoin, ha infatti annunciato che Tesla accetterà Bitcoin. E’ sufficiente questo a spiegare la mutazione di prezzo? Difficile pensarlo ma un fondo di ragione ci può essere. 

Non è questo il luogo per spiegare come funziona il Bitcoin. Si tratta di una moneta virtuale che si scambia su una piattaforma detta blockchain che vive in un portafoglio virtuale e non su un conto corrente. La quantità di Bitcoin in circolazione dipende da una regola automatica che genera Bitcoin a seguito dell’utilizzo della stessa moneta per effettuare transazioni di beni o servizi. La quantità è limitata e la quasi totalità sarà presto in circolazione. 

Bitcoin vive di un equivoco che riguarda la sua vera natura: moneta o asset?

Una moneta svolge la funzione di essere uno strumento di pagamento per regolare lo scambio di beni e servizi. Affinché una moneta sia tale bisogna che sia accettata per regolare le transazioni. L’euro ad esempio ha ‘‘corso legale’’ nei paesi dell’area Euro il che significa che se una mela costa un euro allora il fruttivendolo sarà obbligato ad accettare il mio euro se la voglio comprare. Caratteristica importante di una moneta per essere tale è che sia accettata all’interno di una comunità senza discussioni e che il suo valore (in termini di beni che posso acquistare) sia stabile. Questo è garantito tipicamente da una Banca Centrale che tiene sotto controllo l’inflazione. Grazie a questo fatto si dice che la moneta rappresenta una riserva di valore. 

Bitcoin si candida ad essere una moneta che non vive nei nostri portafogli o nei nostri conto correnti bancari. Una moneta che non rientra nei sistemi dei pagamenti tradizionali (quelli delle carte di credito e dei bonifici bancari) e che sfugge al controllo delle Banche Centrali. 

Per essere una ‘‘vera’’ moneta Bitcoin deve dunque vincere queste due sfide (che sono tra loro legate): deve essere accettata da un’ampia comunità, e quindi deve essere utilizzata, e il suo prezzo non può oscillare in modo significativo in quanto se così fosse nessuno lo utilizzerà per preservare nel tempo i propri risparmi. 

Il problema è che Bitcoin ad oggi è accettata da una piccola schiera di operatori, presenta dei limiti tecnologici che rendono la sua tecnologia molto costosa e difficilmente scalabile a molte transazioni. Ad oggi il numero delle transazioni effettuate in Bitcoin sulla blockchain rappresenta una frazione insignificante rispetto a quelle effettuate con carte di credito. 

Per questo motivo Elon Musk ha modificato il valore di Bitcoin almeno sulla carta: dicendo che la sua azienda avrebbe accettato Bitcoin per i pagamenti ha mostrato che la comunità che li usa si sta allargando. L’effetto all’atto pratico è insignificante ma il valore evocativo/prospettico c’è di sicuro.

L’elevata volatilità dei Bitcoin è dovuta la fatto che molti operatori li interpretano come un asset: essendo in quantità limitata godono del cosiddetto ‘‘effetto terre scarse ’’, tutti li vogliono comprare perché ce ne sono pochi e avranno un valore di bene rifugio esattamente come l’oro lo è stato per millenni. E’ francamente difficile fare previsioni rispetto al fatto che ci sia questo effetto: l’oro viene ricercato per i monili, a cosa serva detenere Bitcoin di per sé è difficile da dire.

Cosa rimarrà di Bitcoin? I fondamentali dicono che come asset alternativo non ha un gran valore, la possibilità che diventi una moneta virtuale utilizzata in pianta stabile c’è ma dovrà risolvere i problemi legati alla scalabilità e all’elevata volatilità e soprattutto dovrà guardarsi dalla concorrenza di strumenti più maturi come le Stablecoin (Tether su tutte). 

L’esigenza di avere una moneta digitale c’è tutta per la sua capacità di raggiungere persone che sono fuori dai circuiti bancari ma posseggono un cellulare (oltre 2 miliardi nel mondo e 90 milioni in Europa), per contrastare la diminuzione dell’utilizzo del contante, per la sua capacità di essere perfettamente integrata con i canali digitali e di regolare i pagamenti al di fuori dei circuiti bancari. Il punto è chi la deve promuovere: possono essere i privati o debbono essere le banche centrali che hanno l’indubbio merito di governare l’economia con la politica monetaria?

Questa è forse l’eredità più pesante del fenomeno Bitcoin: ha mostrato la necessità di una innovazione epocale su uno strumento antico quasi quanto la civiltà. Una grande battaglia iniziata in modo quasi anarchico da Bitcoin, portata avanti (con poco successo almeno per ora) da Facebook con Lybra. Ora è scesa in campo la Banca Centrale Europea che sta studiando l’introduzione di un euro digitale (convertibilità uno ad uno con l’euro di carta) per paura che lo faccia un’altra autorità monetaria o che lo faccia un privato. Insomma il gioco si sta facendo duro e i duri cominciano a giocare. Con ogni probabilità non sarà Bitcoin a spuntarla ma sicuramente il germoglio cui stiamo assistendo nasce da lì.

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